Samurai
Samurai è una serie televisiva giapponese tratta dal manga Lone Wolf and Cub. Ittō Ogami, membro del clan Matsudaira e gran maestro della scuola Suiō, (nella versione italiana Suiko), ricopre l’importante carica di kaishakunin incaricato dallo shōgun di decapitare i nobili condannati al seppuku dopo che questi si sono aperti l’addome. Onorato, rispettato e diventato padre da poco, cade vittima di un complotto organizzato da Retsudō Yagyū, figlio illegittimo del patriarca degli Yagyū e capo del clan Ura-Yagyū che trama per destabilizzare lo shogunato tramite un’organizzazione chiamata “erba” (ovvero il nome originale di coloro i quali sono noti in occidente col nome di ninja). Retsudō fa uccidere tutta la famiglia di Ittō (il figlio neonato si salverà grazie alla madre) quando questi è assente e fabbrica prove false per accusare Ittō di alto tradimento. Processato senza possibilità di difesa e dopo un anno condannato senza appello al suicidio rituale, decide di abbandonare il bushidō, cioè lo stile di vita dei samurai, e di seguire il meifumadō, cioè la via del regno dei morti. In questo modo cercherà di ottenere giustizia per la moglie e smascherare il complotto di Retsudō. Lascerà che il figlio Daigorō, miracolosamente sopravvissuto grazie alla madre Azami che lo ha nascosto poco prima di essere uccisa assieme a tutti i suoi servitori, scelga il proprio destino anche se in tenera età: o seguirlo o condurre una vita normale, nel qual caso lo avrebbe affidato alle cure di una balia. Per operare questa scelta, il padre pone di fronte a lui alla sua destra la propria spada, alla sinistra una palla. Il figlioletto di pochi mesi, avvicinandosi a gattoni sceglierà all’ultimo istante la spada, scegliendo così quindi di seguire il padre nelle sue avventure. Nella versione originale, però, Ittō dice a suo figlio che, se avesse scelto la palla, lo avrebbe “mandato da sua madre”, come dire che l’avrebbe ucciso per risparmiargli un’esistenza molto dura. Questa forma di censura, assieme a un adattamento forzato (al tempo della prima messa in onda molti termini giapponesi oggi abbastanza familiari in italiano quali rōnin, shōgun, etc. erano pressoché sconosciuti nella nostra lingua) e ad un’errata pronuncia dei nomi giapponesi (Retsudō Yagyū, pronunciato con le consonanti all’inglese, in italiano era diventato Rezuto Yaju) hanno in parte reso più complicata la comprensione della storia al pubblico italiano. A quel punto hanno inizio le avventure dei due. Il padre, infatti, diventa un sicario a pagamento in modo tale da poter racimolare abbastanza denaro, non solo procurarsi cibo e riparo per loro due, ma anche per comperare una carica politica per il figlio quando questi sarà adulto. In realtà tutti quei soldi verranno usati sì per tutelare Daigorō, ma in maniera molto diversa e che Ittō aveva già programmato fin dall’inizio. Per ogni omicidio su commissione Itto chiede 500 monete d’oro, ma se un committente non è in grado di pagare e muore Itto esaudisce la richiesta a titolo gratuito. In alcune circostanze arriva persino a rifiutare denaro e doni di varia natura e si batte esclusivamente per onore. Questa sua generosità è data dal concetto di compassione tipica dello zen, religione tipica dei samurai, ma anche dalla necessità di guadagnare il consenso popolare, che si rivelerà un grande vantaggio nella lotta contro il clan Yagyū. Viaggia per il Giappone a piedi, trasportando il figlio in un passeggino di legno e bambù che nasconde delle armi quali uno yari e una naginata a serramanico, in seguito farà installare un primordiale fucile a ripetizione nel sottofondo. In alcune circostanze userà tale carrozzina come imbarcazione. La sua arma principale è la katana, del tipo dōtanuki, molto più spessa e resistente di una spada qualunque. Non disdegna, tuttavia, di usare altre armi, fra le quali anche certi tipi di shuriken, in quanto, come lui stesso dice più volte, la sua scuola consente di usare qualunque mezzo pur di arrivare allo scopo, tanto che userà lo stesso Daigorō come esca in più occasioni. Spesso compaiono i membri dell’organizzazione Kurokuwa, che verranno poi sterminati da Ittō. Con il trascorrere delle puntate, emerge (tramite dei flashback) l’origine della faida fra Retsudō e il clan Matsudaira (di cui Ittō faceva parte): Suō Matsudaira (nella versione italiana Shubo) sospettava l’esistenza dell’erba, ma non era riuscito a trovare delle prove per inchiodare Retsudō. Al momento dell’assegnazione della carica di kaishakunin, decisa tramite un duello fra Ittō e Gunbee, terzogenito di Retsudō, la vittoria di Ittō ha scatenato la reazione di Retsudō, il quale ha fatto simulare a Gunbee un seppuku per convincere lo shōgun a far ripetere il duello in cui lui avrebbe sostituito il figlio. Durante l’incontro Retsudō finge un incidente e provoca la morte di Suō Matsudaira, che prima di morire incarica Ittō di scoprire qual’è il modo con cui l’erba porta avanti la sua attività di spionaggio. In seguito Ittō, in una delle sue missioni da sicario, viene in possesso di uno dei messaggi dell’erba, ma non riesce a decodificarlo. Rivoltosi a degli esperti in carta scopre come leggere le parole nascoste e si dirige verso Edo. Visto che Retsudō non è riuscito a eliminare Ittō (malgrado una taglia di 5000 ryō), lo shōgun ordina al suo assaggiatore Tanomo Abe (nella versione italiana Tamo Abe), uomo scaltro e arrivista, di aiutare Retsudō. Tanomo, grande esperto di veleni e galenica, ha una propria rete di spie analoga all’erba di Retsudō, inoltre schiavizza i suoi servi con l’oppio, che usa anche per estorcere informazioni. Anche il vero scopo di Tanomo è il potere, infatti cerca più volte di avvelenare Retsudō. Dopo circa tre anni di attività, Ittō ha guadagnato sufficiente denaro per comprare un’arma straniera la cui importazione è proibita: delle bombe a mano provenienti dall’Europa. Queste serviranno a Daigorō per difendersi qualora Ittō dovesse soccombere. Retsudō e Tanomo, diventati ormai rivali nella caccia a Ittō, cercano di catturarlo. Tanomo, dopo aver fallito più volte nell’impresa, apre la chiusa di una diga che si trova a monte di Edo, mettendo a repentaglio la vita di migliaia di persone. Mentre Ittō e Retsudō stanno per affrontarsi a duello, il contrabbandiere che ha procurato le bombe, gravemente ferito, implora i due di usarle per far esplodere una collina e impedire che l’inondazione causi una strage. I due samurai sospendono le ostilità e collaborano per salvare gli abitanti di Edo. Tanomo, miracolosamente scampato all’inondazione provocata da lui stesso, tenta nuovamente di avvelenare Ittō e Retsudō, ma a causa della pioggia il tentativo fallisce e Tanomo si rompe un braccio. Mentre i due samurai si riprendono dal tentativo di avvelenamento, Daigorō si ammala gravemente e l’unico in grado di produrre un medicinale che possa guarirlo è proprio Tanomo (durante la preparazione emergono dei flashback che fanno capire che Tanomo era un figlio illegittimo maltrattato dall’assaggiatore ufficiale, suo padre adottivo), che mentre somministra il farmaco trova il messaggio criptato che Ittō aveva precedentemente sottratto all’erba. Impossessatosene, grazie alle sue competenze scopre come decodificarlo: i messaggi sono scritti con succo di foglia di gelso, affinché diventino leggibili bisogna posare dei bachi da seta sul foglio e questi mangeranno la carta mostrando le lettere del messaggio. Una volta smascherato Retsudō di fronte allo shōgun, questi ne ordina l’arresto per alto tradimento e lo affida a Tanomo. Mentre è prigioniero, Retsudō fa radunare tutti i suoi guerrieri da tutte le province dell’impero allo scopo di eliminare Ittō una volta per tutte. Ittō si reca al castello dello shōgun in pieno giorno e attraverso il cancello principale senza incontrare resistenza. Pensando di trovare Retsudō, trova in realtà Tanomo condannato al seppuku perché in un giorno sacro in cui lo shōgun si recava in pellegrinaggio un incendio ha distrutto le cucine, la cui gestione era affidata all’assaggiatore. Non riuscendo a suicidarsi, Tanomo viene immobilizzato dagli incaricati e colpito all’addome. Con le ultime forze Tanomo acquista il coraggio che non aveva mai avuto prima e uccide tutti i responsabili del seppuku, finché non vede Ittō e gli chiede di decapitarlo come prevede il cerimoniale. Dopo un'escalation di violenza in cui Ittō uccide tutti gli uomini Yagyū, viene la volta in cui affronta finalmente Retsudō, sotto lo sguardo di Daigorō e dello shōgun giunto con tutta la sua corte. La sera prima, un agente dell’erba travestito da affilatore di spade ha danneggiato irreparabilmente la katana di Ittō, facendo in modo che si spezzi. Ittō riesce comunque ad affrontare Retsudō, ma dopo essersi feriti gravemente a vicenda Ittō muore in piedi. Daigorō, alla vista del padre morto, prende uno yari e colpisce a morte Retsudō, che a sua volta ferito e consapevole di aver perso ogni credibilità di fronte allo shōgun per aver ottenuto la vittoria con l’inganno si lascia uccidere dicendo “Addio, mio successore”.
Titolo originale: Kozure ōkami
Paese: Giappone
Anno: 1973 - 1976
Formato: serie TV
Genere: azione, drammatico
Stagioni: 3
Episodi: 79
Durata: 45 min (episodio)
Lingua originale: giapponese
Rapporto: 4:3
Interpreti, personaggi e doppiatori
Interprete | Personaggio | Doppiatore |
---|---|---|
Kinnosuke Nakamura | Itto Ogami | Pino Colizzi |
Takumi Satô | Daigoro | ??? |
Taketoshi Naitô | Voce narrante | ??? |
Produzione: Kazuo Koike